

Una poesia architetturale
È stata pubblicata da Campanotto editore, nella collana Poesia fondata da Lucio Klobas e diretta dalla rivista Zeta, una nuova raccolta poetica di Anna Laura Longo, il cui titolo Declinazioni del timbro riconduce esplicitamente al suono e alle sue principali caratteristiche. Si tratta del quinto lavoro sul fronte della scrittura in versi che ci viene offerto dall’autrice nonché pianista, performer e artista visiva sperimentale, cimentatasi negli anni anche nella stesura di saggi di carattere musicale e nell’elaborazione di testi di teatro musicale.
Quello che è stato approntato e abilmente strutturato è un vero libro-edificio in cui l’aspetto costruttivo emerge con libertà nel corpo stesso della scrittura, ma anche attraverso la produzione di immagini istantanee che assumono le fattezze di flash visivi. Acquistano visivamente un grande impatto gli elementi desunti dal corredo architettonico, al punto che si potrebbe parlare di una sorta di poesia architetturale.
Già nella pagina di avvio, accanto a un concetto quasi programmatico di latitanza onirica, si affaccia infatti un imponente architrave: è il primo e affascinante riferimento al tema in questione.
Dislocate dal sole / le ombre accettano forme/ malleabili e ricettive. / Conta il peso di un architrave:/ le chiama altrove/ nella latitanza onirica/ che si avvicina ai grandi interrogativi.
L’architrave, come ben sappiamo, non è altro che l’elemento orizzontale atto a collegare tra loro i pilastri o le colonne sottostanti. Si tratta dunque di un elemento portante. È quindi significativo il fatto che venga posto proprio all’ingresso dell’edificio-libro, in modo tale da sancire un ingresso fattivo e conclamato. Proseguendo nella lettura si potrà osservare come sia presente una moltitudine di esempi ulteriori, quasi delle linee-guida cui appoggiarsi. Esiste di certo una continuità con quanto prodotto in precedenza. Basti pensare alla prima sezione di Procedure esfolianti (Manni) non a caso intitolata Stati d’animo aggettanti, con particolare riferimento ai blocchi aggettanti tipici degli edifici della modernità. Ma anche in Questo è il mese dei radiosi incarnati del suolo (Oèdipus), quasi in chiusura,venivano proposti i seguenti versi: Varchi la soglia/deglutendo il mondo in implosione.
Veniva in quel caso vagheggiato un ingresso fattivo in un ambiente amorfo e indistinto, non chiaramente specificato, ma presumibilmente da vedersi come roteante e fertile“ambiente di vita”.
Ogni spazio ricreato nelle pagine è tuttavia fatto oggetto di un lieve stravolgimento.
La parola, depositaria di luci e ombre, agisce su questo piano, liberamente inclinato, lasciandoci in contatto con prospettive nuove da scorgere, mai scontate.
Il sommovimento del terreno poetico invita a una degustazione e a una prospettiva di assorbimento necessariamente calibrata, lenta. L’azzardo costruttivo immesso nelle pieghe dei versi continuamente ci illumina o di contro produce un depistamento attraverso repentine esplosioni e implosioni. Si tratta in sostanza di vere e proprie sorprese e magie visive che avvengono in trasparenza.“Magie implosive” scrive l’autrice. I testi sono dunque delle originali nicchie di condensazione per apparizioni iper-poetiche e a tratti astratte.



La parola –suono in Anna Laura Longo è infatti volontariamente distorta ma al contempo offerta in modo vivido, elegantemente baluginante.Tornando all’aspetto architettonico si potrà evidenziare come la preferenza, in generale, venga accordata a una vera e propria libertà volumetrica che circonda i versi e, più in profondità, le parole. Queste ultime risultano particolarmente ricercate e analizzate per le loro possibilità di espansione e di elasticità materica oltreché sintattica. Dentro volumetrie insondate/ si apre il tempo ed è levigato.
La questione del tempo torna quindi ad essere determinante, come nella precedente raccolta. E il tempo qui si rivela in virtù di una corroborante ampiezza, ma si manifesta anche come un improvviso e straniante istante-alveare.
La continuità tra interni e esterni si fa strada tra le pagine. Una mediazione è offerta da porticati e gallerie aperte, con funzione di riparo, anche in senso immaginativo.
Nei porticati acerbi della dimenticanza/ c’è un arretramento/e una stabilizzazione incauta/ che prelude ai passi della meraviglia.
In Feedback retroazione ci troviamo ad attraversare invece dei ballatoi striduli di città magiche, tentacolari. Tra interessanti compresenze e apparizioni umane o animali, a loro volta inserite in squarci ambientali, galleggia inoltre la vivezza e la ricchezza del vuoto.
La città è prioritariamente indagata nei suoi aspetti evolutivi: si innesca un legame con un futuro di tipo poliedrico, dove anche l’edificio –speranza trova posto e senso di esistere.
Riusciamo ad esempio a visualizzare edifici dai tratti futuribili, in virtù della presenza del vetro, a pag.35: Un bacino d’acqua sedicente e arreso al suo fluido slancio perimetrale /è cosparso di ombre/ in un’amorfa volubilità di sguardi/. Poco distante il vetro.
Anche il corpo è sottoposto a una traslazione affascinante e si configura anch’esso come spazio di concretezza fisica: Aveva un’integrità nuda tra i denti/un sedimento nel titubante soffio ancestrale.
Il culmine si riscontra tuttavia in occasione dell’utilizzo del termine trabeazione, che getta un ponte definitivo e quasi vistoso tra gli elementi della costruzione.
L’innesco di un suono/ è un fatto leale/quasi una trabeazione/innalzata con cura/nell’edificio imponente del mondo.
Mondo- edificio dunque, ma anche mondo vissuto o iper-vissuto, inquadrabile come un vasto campo o fondale: ne troviamo traccia nel testo dedicato a Jannis Kounellis. L’ancoraggio al terreno (o per meglio dire al suolo, così caro alla poetessa) è purtuttavia solo una parte o un ponte per l’esperienza umana: non manca una prefigurazione di spazi interstellari.
La poetica di Anna Laura Longo include e abbraccia le angolosità o le curve intrecciate tipiche della visionarietà più audace, in coesistenza con una sensibile osservazione degli elementi esterni e di mutazione sociale. Aleggia in sintesi il desiderio di forgiare un neo-universo magnetico. Le due sezioni in tal senso sembrano essere dei distinti padiglioni in cui muoversi mettendo in conto forme alterne di trepidazione e sorpresa, di premura e malleabilità, di clamore e saggezza o abbondante mistero. Per una costruzione di un ammaliante altrove.
Riflessioni sparse di Amedeo Listori
Per ordini o informazioni: edizioni@campanottoeditore.com
Le registrazioni sono state effettuate presso Oasi Studio in Roma.
Alcuni dei Corollari intrepidi, che compongono l’ultima sezione del libro, sono apparsi sul Quotidiano di Scritture Il cucchiaio nell’orecchio.
https://www.ilcucchiaionellorecchio.it/category/autori/anna-laura-longo/
https://www.ilcucchiaionellorecchio.it/anna-laura-longo/




Tra tempo, spazio, umanità, sogno
Di seguito il comunicato apparso su http://www.nellanotizia.net ( sezione Libri) in data 04/04/2023
Sono attualmente disponibili i nuovi risultati di scrittura che portano la firma di Anna Laura Longo. È stato infatti pubblicato da Campanotto editore il volume di poesie intitolato Declinazioni del timbro. Una scrittura analitica e densa si dispiega attraverso due blocchi ben differenziati che vanno a plasmare una raccolta ricca di stimoli, in cui vengono sensibilmente indagati il tempo, lo spazio, l’umanità, il sogno. Le pagine restituiscono tracce di ingegnosità in un contesto di piena libertà compositiva: un carico di sorprese con svincoli per i sentieri della mente e anche dell’animo. Viene confermata l’elegante complessità già inseguita nei precedenti lavori , ma nello stesso tempo risulta attivata una nuova e convincente abilità nel trattamento della parola, dall’autrice definita “ malleabile e scabra”.
Circa settanta pagine in cui prevalgono dinamiche trasversali e dove vengono messe in campo delle deviazioni poetiche che conquistano per maturità stilistica, per scioltezza sperimentale e per capacità immaginativa. Ci si muove attraverso la costruzione di intriganti squarci visivi, grazie anche all”unione tra aspetti concettuali e calibrate indagini interiori. Si rendono sempre piú espliciti gli agganci con l’arte e con la musica di ricerca di cui Anna Laura Longo va restituendo a tutti gli effetti delle instancabili elaborazioni, operando in territori multipli, dal sapore stilizzato e intenso al contempo. Sullo sfondo continua ad agire una sorta di poetica dello slittamento, di cui l’autrice è fautrice sin dagli esordi.
Declinazioni del timbro comprende una sezione finale intitolata Corollari intrepidi, che raccoglie otto testi definiti Scritture ritmiche consequenziali, in cui vengono indagate le qualità dinamiche della parola. Già nelle precedenti raccolte e attraverso varie interviste radiofoniche Longo aveva infatti iniziato a parlare di una ” poesia cinetica” e di una particolare prossimità con le ricerche delle arti visive. Rientra in questo discorso l’importanza affidata al dosaggio ritmico, grazie a cui viene a crearsi un innesto tra musicalità interna e immaginazione.
Vale la pena avventurarsi nella lettura e restare avvinti dalla forza e dalla flessibilità delle immagini, ma anche dall’esuberanza nelle abitudini associative. Il tutto è costantemente circondato da un tocco febbrile e magico, di cui l’autrice può considerarsi una portatrice agile. Un tocco che rende il flusso poetico coraggiosamente spiralico, come del resto già si annunciava nel libro di esordio. Ne scriveva infatti Mario Lunetta nella prefazione a Plasma /Sottomultipli del tema “Ricordo’”(Fermenti), definito a suo tempo un “libro-sistema, capace quasi infallibilmente di sorprendere, per suggestione critica, le attese di chi legge”.

Di seguito una nota di Marco Palladini pubblicata nella rivista L’Age d’Or ( numero di maggio – giugno 2023)
Conosco Anna Laura Longo (n. 1973), pianista, poetessa, artista visiva, performer, critica e saggista musicale, fin dal suo primo libro in versi: Plasma! Sottomultipli del tema “Ricordo” (2004), che ebbi occasione di presentare, mi sembra proprio nella testè defunta Libreria Odradek di Roma. Nel tempo con Anna Laura ci sono state diverse occasioni di interazione e di collaborazione, anche teatrale, in forza delle sue peculiari e singolari doti performative.
Mi è pervenuto di recente il suo quinto libro poetico che ha un titolo, Declinazioni del timbro (Campanotto Editore, 2023), fortemente, direi programmaticamente eloquente. Se il timbro, il timbro fonetico identifica quella specifica, particolare qualità sonora che fa di una voce quell’‘unicum’ non confondibile con mille altre voci, qui si vuole richiamare l’originale timbro della voce poetica di Longo attraverso le declinazioni della sua scrittura. Scrittura che fin dal principio mi è sembrata potentemente idiosincratica, strutturata mercè concettualità linguistiche mai ovvie e banali, secondo una trama stratigrafica di metaforizzazioni anche enigmatiche, svianti, spiazzanti, come seguendo un flusso psiconirico o rasentando immagini tra nonsensico ed assurdo. “Risalendo i fiumi / dei pensieri radi e modificabili / si produsse un caustico avvicendamento / di segnali e odori…” (p. 19); “Ammirevole l’onda. / Non può essere istituzionalizzata.” (p. 21); “Dalla sabbia emerge una verità / affatto conchiusa.” (p. 26); “Il volto assente era propenso a tessere / istanti confabulanti.” (p. 28); “Il colore stride tra le forze del margine…” (p. 31). Si potrebbe andare avanti a lungo a citare i versi straniti e straniati di Anna Laura che rompono la comunicazione quotidiana e obbligano il linguaggio a trovare nuovi territori di senso. In questo libro si arriva sino alla scrittura asemica (vedi la tavola a p. 45), o alla composizione fonetistica, forse sulle orme del poeta dadaista Hugo Ball: “Kuwadari / Semidilà / Badidari flai / Zulamàn / Tado taso Ga” (p. 43). Talora la scrittura si rende più trasparente o fa contatto con il mestiere di musicista di Longo: “C’è una dirompenza / nelle aree estese della musicalità. / L’inesatto aroma abissale / ingigantisce e freme / in una ritmicità della gioia. / Ora il passo informe / dà volume a un dissodamento”. Del resto, i dissodamenti della scrittura di Anna Laura più volte mi hanno fatto pensare alla musica atonale contemporanea, alle slogature di suono che si sottraggono alla tirannia della melodia per realizzare inedite architetture musicali capaci di delineare nuovi orizzonti di ascolto.
Il volumetto si chiude con una serie di dense prose poetiche come “Corollari intrepidi”, dove si può leggere questo explicit che mi sembra pressoché una compiuta autodefinizione della ricerca in versi di Longo: “L’apertura di uno scenario si condensa nell’oscurità e nella plasticità degli enigmi. La risposta è nel coraggio dell’incommensurabile? Nuova luce attrattiva. Verso una risonanza del reale eterno.” (p. 69)
Si riporta di seguito un breve testo introduttivo firmato dall’autrice stessa:
Rientrano nella raccolta intitolata Declinazioni del timbro alcuni testi poetici rispondenti a un criterio organizzativo specifico, che fa leva su veri e propri sfondi dinamici. La definizione impiegata è quella di ” poesie del dislocamento”, con un evidente rimando al movimento e al trasferimento flessibile – reale o astratto – da un’ambientazione a un’ altra.
Tale meccanismo, già avviato in NUOVE RAPIDE SCOSSE RETINICHE ( ed.Joker), risente di un’indagine e di un approfondimento peculiare riguardante la moltiplicazione dei punti di vista, attuata esemplarmente nelle arti e più di tutto in pittura e scultura. Ad essa si ricollegano con evidenza i concetti di deformazione, sfaccettatura e frammentazione.
Tornando dunque ai procedimenti di scrittura messi in campo, si potrà segnalare come, attraverso la creazione di immagini subitanee, soggette a slittamenti rapidi e repentini, si faccia strada il desiderio di coinvolgere grintosamente lettrici e lettori rendendoli partecipi e al contempo artefici di balzi mentali e immaginativi alquanto audaci e soprattutto trascoloranti.
Il tutto all’insegna di una vera e propria LATITANZA ONIRICA, determinante per un assaporamento di un possibile altrove.
L’ accertamento e il rilevamento del variegato mondo esterno, riconduce tuttavia con forza verso una percezione corporea che prova a farsi costantemente viva e sottile.
Nelle cartilagini è condensata
una padronanza limpida e plateale.
Anche se fuggitiva vive elastica
tra lampi e vertici di scomposizione.
Un estratto di Declinazioni del timbro è stato pubblicato nella rivista L’Age d’Or Di seguito il link per conoscere il numero in questione










Occasioni di conoscenza, presentazioni, esposizioni:
Svizzera
Declinazioni del timbro è attualmente in visione presso la Biblioteca della Fondation Jan Michalsky a Montricher
Indirizzo:
Fondation Jan Michalski – Bibliothèque
En Bois Désert 10
1147 Montricher
Suisse




Ulteriori notizie
A Torino ( Italia) il volume è presente presso il Circolo dei lettori in via Bogino n.9


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