
Sandro Montalto su Nuove rapide scosse retiniche ( ed. Joker)
La poesia di Anna Laura Longo si muove da sempre, con rara eleganza e rara pregnanza, nei territori limitrofi alla sperimentazione verbo-visiva : basterebbe ricordare la raccolta Plasma nella quale agivano sinergicamente versi di singolare forza espressiva e interventi grafici, non solo nel testo ma proprio sulla pagina, quali cuciture e oggetti incollati.
In questa nuova raccolta, più attenta all´aspetto poetico della parola, ancora una volta consonante con un certo ” esprit de géométrie” pascaliano, l´autrice si nutre di stimoli diversi che si fanno percezione multipla ( ma non schizofrenica come avviene nella quasi totalità delle avanguardie) del mondo: è una poesia che degusta le parole ma getta sulla carta sguardi, sensazioni tattili, spazi e tempi, suoni , colori.
Anna Laura, quindi, depura lo sguardo da ogni retaggio falsificante e dice come l´ occhio osserva e si muove non in maniera fluida ma a scatti ( il titolo del volume allude ai movimenti saccadici), e questi scatti ricordano i salti quantici degli elettroni ( ” scatto di conurbazione” ), i quali a loro volta ci rimandano all´ atomo e ai concetti di vibrazione ( ” accentrare – con funzione di nucleo” ; ” vibra / e resta assetata” ). Non parliamo però di versi didascalici , bensì di una poesia – finalmente – consapevole dello stato delle cose, della complessità del reale, della simultaneità, della discontinuità.
Ma tra vette, vettori, intersecazioni e tangenze, la poesia non perde mai le redini, e sfocia in splendidi versi nutriti di sinestesia ( ” nell´abbassare il volto ho indossato fiumi” ) richiamando sempre la possibilità di soluzioni altre.



Riflessioni di Germana Duca Ruggeri
È stata pubblicata dall´editore Joker di Novi Ligure l´ultima raccolta di poesie di Anna Laura Longo dal titolo «Nuove rapide scosse retiniche» (pp.50, € 9; maggio, 2009). Ultima raccolta che, a dire con esattezza, è solo la seconda opera poetica della giovane scrittrice romana, che segue la prima dal titolo «Plasma-Sottomultipli del tema ricordo» (Fermenti editore, Roma, 2004). Una raccolta di poesie dal carattere verbo-visivo. Cosa significa poesia verbo-visiva? Significa che la poesia, cioè il testo, è solo una parte dell´opera, e che la restante è costituita da un legame quasi intrinseco con oggetti specifici di riferimento all´argomento poetico. L´occhio, e non più solo il cuore, la sensibilità, l´antico nucleo caldo di ogni verso, è il nuovo protagonista. Esso funge da parametro speculare del sentimento, riattiva quelle fibre che una versificazione lirico-soggettiva, lirico-introspettiva aveva, secondo il giudizio della poetessa, a lungo atrofizzato. Una poesia che non si legge, ma che si deve vedere, e la sua azione è anche teatrale. Per Anna Laura Longo, così come per altre poetesse e poeti (come Laura Pugno, Sara Davidovics, Michele De Luca, Tommaso Ottonieri, Dario Voltolini ed altri, vicini e lontani in qualche modo dai segnali di questa nuova ed emergente scia poetica), la poesia necessità di una energica scossa materica, nel senso che il verso si fa referente attivo di una soggettività che non è più l´Io a cui siamo abituati a pensare in termini di naturale relazione, ma è oggetto, o meglio, “Io-oggettuale”, ovvero una incarnazione dello stesso attraverso sequenze materiche vere e proprie. Se il lirismo è fonte di racconto personale, qui la poesia diventa fonte di racconto extra-personale, in cui l´Io demarca un confine ben preciso in cui l´uomo è immerso. Il confine è dato dagli oggetti, dalla materia che lo circonda. Ma c´è di più. In questa raccolta della Longo non si deve affatto pensare che assistiamo da vicino al canto del frigorifero o del ferro da stiro, della televisione o del tavolo, anzi, sarebbe stato troppo facile. Qui la poesia diventa emblema attivo di un circuito mitologico-relazionale tra quanto è già prodotto, in termini reali di fabbrica, con quanto è stato assimilato dall´uomo per orientare la sua esistenza verso nuove frontiere di relazione. Intendo in questo senso poesia soggettiva-oggettuale, in cui l´Io è in qualche modo riflesso di una cosa, non di uno specifico sentimento. A dare viva voce a questo nuovo assetto umanistico è l´occhio. L´occhio, infatti, oltre ad essere protagonista della vista, è il medium morale su cui passa e si filtra la realtà-verità circostante. L´occhio è il vero strumento dell´agnizione, del riconoscimento effettivo del sistema-mondo come sistema-oggetto, sistema-cosa. Così, attraverso gli scatti oculari, come integerrime fotografie, attraverso i movimenti saccadici, s´instaura un nuovo codice di relazione imprescindibile tra l´uomo e le sue cose. Cose che diventano oggetto stesso della sua sensibilità, elementi di un campo visivo che in s´, da s´ e per s´, evidenzia le divergenze sociali. Aprendo il libro, sfogliando le pagine, il lettore può imbattersi in quelli che sono gli elementi verbo-visivi, ovvero trovare accanto al testo poetico, cucito sulla pagina, un filo nero di tessuto come raccordo inter-oggettuale della realtà psico-soggettiva a cui la poetessa fa un continuo elogio pluri-emozionale. Spesso demarcando zone note, molto spesso spaesando il lettore in zone del tutto sconosciute ai segni della semantica. Si può anche dire che la poesia di Anna Laura Longo non si compie del tutto se non si vede in azione la poetessa recitare dal vivo quello che scrive. Una recita simil-teatrale, di un teatro d´avanguardia che nasce improvvisato, ad esempio, negli interni di una libreria che accoglie le energie lirico-metalliche di quello che finalmente anche l´occhio del lettore può vedere. Occhiali sparsi, di ferro, di bronzo, di marca difforme, che indicano lo strumento esaustivo di questa poetica volta in qualche modo al compimento, volta verso una maggiore e progressiva maturazione. Riproduciamo qui dei testi per dare esempio ai lettori di quanto raggiunto dalla nostra poetessa: «Sbatti le palpebre | sopra lastre di vetro opaco | per pettinarle o stringerle ancora. || Tendi la schiena vivente | e fiduciosa. || Su una sedia è stato lasciato un ramo: | una superficie che non offre permanenza, | ma un valido escursionismo. ||»; «Si viene toccati da acide asportazioni. || Il cuore sa se mungere il viso | o baciare guance innervate | fino all´impurità burrascosa. || La pioggia è tenue sugli abiti in tela. || Si ciba dunque il corpo di creta, | vuole forse grondare di gesti taciti | ma seminali. || Restavi seduto sull´ossatura intatta, | come sul letto di un fiume. ||»; Summa – le divergenze sociali: «Sotto la soglia di povertà | le labbra sono surriscaldate, | trafugate da calamite in ruota, | che si assottigliano in falde | per infondate pietanze. || Le labbra sono catapultate | in fitte cospirazioni, | avvicendate o arrese | in vago soccombere. ||»









Di seguito alcune notizie sulla presentazione avvenuta nella Sala degli Specchi della Biblioteca Mozzi Borghetti di Macerata



Donato Di Stasi su Nuove rapide scosse retiniche ( ed.Joker)
CALLIGRAMMI PER UNA SORPRENDENTE PARTITA POETICA
(in nove mosse)
- Libro teso, vibrante, capace di procedere per fulminazioni surreali e spericolati addensamenti concettuali. Anna Laura Longo trova una sua progressiva maturità, liberandosi dalle squame del vieto poetare mimetico, per approdare a un suo modello di composizione metallica, cruda, meccanicisticamente sentimentale.
- Il linguaggio si profila sempre nella sua inconfondibilità, si rafforza, ascendendo e discendendo sulla scala dei toni. Sale e cade, si complica per semplificarsi (e viceversa). Sulla pianura della pagina vengono cartesianamente disposti fonemi e semantemi (non solo parole e frasi) allo scopo di perimetrare lo stato attuale della coscienza individuale e collettiva. Il rigorismo geometrico prepara l´avvento di una realtà inimmaginabile (“Chi ha lasciato un guanto sul prato/farà emergere i polsi … muti”): passare dal poetichese al magrittismo significa rompere la superficie dell´esperienza, per gettare uno sguardo coraggioso dentro la struttura autentica delle cose e degli eventi.
- Acqua, reflusso, mare da un lato, torcia, piana infiammata, fiamma dall´altro: questi due gruppi semantici vengono contrapposti alla maniera eraclitea in vista di una pur improbabile palingenesi (l´acqua che distrugge il fuoco, il fuoco che asciuga e cancella l´acqua). Si può a ragione parlare di una poesia rifondativa, dal momento che l´autrice ha convintamente inteso scuotere la falsità agglomeratasi attorno agli occhi di ciascuno, per ristabilire naturalità e bellezza della visione.
- Le pagine di Nuove rapide scosse retiniche appaiono come stazioni attraversate da treni in corsa, diretti verso il nucleo della realtà. Nel corso del viaggio il paesaggio offre legna da ardere, candele spossate dal vento, case e esistenze incollate al nulla, ma la poesia non si arrende, non intende soccombere. Anna Laura Longo brucia di passione e rimane assetata, per questo motivo le sue composizioni non rimangono lettera morta, anzi crescono di molti centimetri sulla pagina e indicano binari nuovi da percorrere (per scrivere bisogna profumare di tigre).
- Infilandosi nelle pagine, si ha a che fare con un ragionato frammentismo logico-emotivo, i frammenti a loro volta vengono utilizzati come cunei per ferire la voce, farla sanguinare, e costringerla a richiamare le sue verità custodite in chissà quali profondità interiori. Il soggetto poetico riavverte se stesso come potenzialmente oggettivo, universale: dentro gli cammina il mondo, non solo il sangue e gli umori del corpo.
- Nuove rapide scosse retiniche è stato elaborato come una partitura di segni sonori e ideali (affiorano alla mente, su ogni altra suggestione possibile, i lavori di John Cage per piano preparato). Il progetto mi pare si espleti nella ricerca di un´altra musica, comprendendo come dai tempi illusivi e armonici della visione pitagorica dell´universo (VI sec. a. C.), si sia pervenuti alla nostra contemporaneità traslucida e decadente, talmente invasiva e brutalizzante da dover essere spezzata in tanti frammenti per ricavarvi illuminanti schegge acromatiche.
- Esteticamente (kantianamente) fra i più riusciti, TABULATO – per richiedenti asilo, gronda significati, semi di un inconcusso futuro: le quattro strofe del testo accolgono esistenze che non possono essere semplici macchie scure, vittime di una stupida follia postcoloniale (c´è ancora qualcuno che divide il mondo in paesi europei e extraeuropei, sic!). Non più detenuti nel carcere soffice della miseria invisibile, nemmeno semischiavi di un iperliberismo sanguinario (in nome del mercato si farebbero salire tutti gli elefanti del mondo sul dorso delle formiche disponibili), non più dunque richiedenti asilo, ma creature libere, poeticamente emancipate, degne della parola umanità. Che questo e altro circoli nel libro di Anna Laura Longo mi pare un merito enorme.
- Nuove rapide scosse retiniche: poesia acrilica, rinunciante di per sé alle svenevolezze del bel gesto scrittorio; poesia-atelier, dove il mondo viene cucito e scucito da una sedula tessitrice di sensi e controsensi, fautrice di una stimmung dolorosa, eppure mai aliena dal pronunciare senza vergogna la parola speranza.
- Solvere vincula: questo accade nel libro, si spezzano con i denti i fili che legano il soprasuolo materiale alle sfere superne della metafisica, e poi si scende ad inferos, nel sottosuolo di tutte le parole e di tutte le emozioni per evitare di ripetere le menzogne e gli inganni della scrittura semplicemente consolatoria.